Morire di calcio: “The King” Jeff Astle

È ormai opinione prevalente in medicina che il colpo di testa, in particolar modo se reiterato, possa arrecare danni al cervello. Colpire di testa un pallone non provoca un impatto abbastanza forte da lacerare fibre nervose nel cervello, ma ripetere la tecnica potrebbe scatenare una cascata di risposte che possono portare a una degenerazione delle cellule cerebrali. Una ricerca dell’Università scozzese di Stirling del 2016 ha poi evidenziato come il colpo di testa comporti alterazioni elettrofisiologiche e riduzione della memoria del colpitore. Sono queste però conseguenze transitorie, che si normalizzano nel giro di 24 ore, benché i danni alla memoria a lungo termine debbano ancora essere accertati scientificamente.

Di queste conseguenze sicuramente non si curava Jeff Astle, leggenda del West Bromwich Albion che vestì la maglia dei Baggies tra il 1964 e il 1973. Astle si distingueva fra i suoi colleghi attaccanti per una particolare caratteristica: l’abilità nel colpo di testa. I suoi stacchi imperiosi da terra sono impressi tuttora nelle menti dei tifosi del WBA che, proprio per questa sua caratteristica, gli attribuirono il soprannome “the King”, il Re dell’area di rigore.

In un’era calcistica nella quale colpire la palla con la testa era ritenuto molto pericoloso, Jeff non badava alla propria salute e semplicemente aspettava il giusto cross dal fondo, sceglieva il momento giusto per anticipare i difensori, spiccava il volo, frustava la palla col capo e la guardava finire alle spalle del portiere (molti dei suoi gol da Baggie sono stati segnati in questa maniera).

Tuttavia ciò che Astle ignorava è che ogni colpo di testa avvicinava il suo ultimo giorno. Se, come hanno attestato i recenti studi dell’Università di Stirling, colpire la palla può comportare lesioni cerebrali anche gravi, la situazione doveva essere ben più grave negli anni ’60. In quel periodo infatti il pallone era fatto interamente di cuoio e ciò lo rendeva duro e pesante, si aggiunga anche che l’acqua lo rendeva ancor più greve e dato il tipico clima inglese piovoso, non ci si può stupire che molti calciatori dell’epoca rinunciassero a colpire la palla col capo.

Proprio il colpo di testa, la freccia più appuntita nella sua faretra, costò a Jeff Astle la vita. The King morì il 19 Gennaio del 2002, all’età di 59 anni, a causa di traumi cranici piccoli ma regolari. Successivamente uno studio dell’Università di Toronto accerterà il nesso eziologico tra i migliaia di colpi di testa effettuati da Jeff durante tutta la sua carriera e le gravi lesioni riportate al suo cervello.

Le conseguenze dello studio sul cervello di Jeff Astle, il cui decesso è stato riconosciuto come il primo a causa dei frequenti colpi di testa, si sono riverberate immediatamente sull’opinione pubblica, scossa dalla storia del centravanti Baggie. Ad esempio, a seguito di pressanti richieste da parte dei genitori, la Federcalcio degli USA ha vietato il colpo di testa ai bambini al di sotto dei 10 anni, e questa decisione rischia di essere seguita anche in molti altri Paesi.

È ovvio che si parla di un estremismo in questo caso, in quanto la produzione dei palloni utilizzati sui moderni campi da calcio si è evoluta tenendo anche conto degli studi medici condotti sugli effetti del colpo di testa. Difficilmente infatti si potrebbe verificare un nuovo “caso Jeff Astle” con i palloni di oggi, talvolta anche troppo leggeri e morbidi.

Probabilemte la particolare quanto grottesca fine della sua storia ha eternato la figura di Jeff Astle, la cui memoria nella mente dei tifosi del West Bromwich, che lo ricordano come un grande attaccante piuttosto che come caso clinico, prescinde dalla causa della sua morte. Alla memoria di Astle è infatti stato dedicato un settore dell’Hawthorns, nonché una linea tranviaria di Birmingham che porta direttamente allo stadio del WBA, inoltre i tifosi Baggies al nono minuto di ogni partita disputata dai propri beniamini tributano alla sua memoria un lungo applauso.

 Jeff Astle Gates dell’Hawthorns

Con i Baggies terminerà la sua carriera con all’attivo ben 174 gol in 361 presenze, uno dei quali segnato durante i tempi supplementari della storica finale di FA Cup del 1968 contro l’Everton, che consegnò al West Bromwich Albion il trofeo. Quella partita però Jeff Astle la risolse con un violento mancino che finì proprio all’incrocio dei pali. Quel giorno non mise in mostra il pezzo forte del suo repertorio, nonché la sua condanna: il colpo di testa.