Dos-decima

La massima espressione del calcio europeo per club, andata in scena sabato 3 giugno al Millennium Stadium di Cardiff, ha messo di fronte i campioni uscenti del Real Madrid e la Juventus. Entrambe le squadre poche settimane fa avevano vinto i propri campionati. La Juventus addirittura per la sesta volta consecutiva (record per la serie A) oltre ad aver vinto la Coppa Italia per la terza volta consecutiva (ulteriore record), potendo tentare il grande Slam Coppa-Campionato-Champions . Il Real Madrid ha vinto la Liga dopo 5 anni di digiuno, dopo un lungo testa a testa coi rivali storici del Barcellona.

Le due squadre non presentano uno stile di gioco caratteristico, né tantomeno l’utilizzo di un modulo fisso. La Juventus si è schierata col 3-4-1-2, modulo fluido che in fase di non possesso diventava un 4-4-2, grazie agli scivolamenti sulla fascia sinistra di Alex Sandro e Mandzukic, così da comporre due linee da 4 in fase di difesa posizionale. L’unico dubbio di formazione per Allegri era su chi schierare come esterno destro tra Cuadrado e Dani Alves, con quest’ultimo preferito da Allegri come titolare.

Zidane, così come Allegri, preferisce dare fiducia dal 1’ allo stesso undici che ha eliminato l’Atletico Madrid; preferendo Isco a Bale e giocando col 4-3-1-2. Anche in questo caso il modulo è formale infatti i movimenti di Isco e Benzema, uniti ai tagli di Ronaldo mutano lo schieramento del Real da azione ad azione. Si passa dal 4-3-3 al 4-4-2 al 4-3-2-1. Inoltre uno dei due interni di centrocampo spesso di abbassa sulla linea dei difensori per semplificare l’uscita di palla, portando a rotazioni continue del centrocampo che da pochi punti di riferimento agli avversari.

 

Primo tempo

L’avvio è di marca juventina, Infatti i bianconeri attaccano in massa la metà campo del Real, pressando alto e recuperando immediatamente il possesso del pallone per poi cambiare lato del campo da cui attaccare. Nei primi 7 minuti la Juve riesce a calciare due volte verso la porta di Navas.

Pjanic impegna Navas , da fuori area, con un tiro potente e preciso. Il numero 1 blancos si distende bene sulla sua destra e mantiene la parità.

La Juventus è solita approcciare in maniera proattiva la gara così da passare in vantaggio nei primi minuti, questo atteggiamento in campionato ha portato ben 14 goal nei primi 15’ delle partite. Il Real Si affida ad azioni manovrate sulle fasce, in particolare dalla sinistra dove Marcelo, Kroos, Isco e Benzema sovraccaricano la fascia per ottenere un vantaggio posizionale o per arrivare sul fondo o per cambiare gioco verso Carvajal. La Juve nella prima fase della partita riesce a limitare agevolmente questa situazione e una volta recuperata palla risale il campo con combinazioni brevi sulla fascia destra tra Pjanic, Alves e Dybala oppure cambiando gioco verso Mandzukic e Alex Sandro. Il piano gara però non si realizza infatti la Juve non concretizza con una rete il buon avvio. Esaurita la spinta iniziale la Juve abbassa il suo baricentro per difendere al meglio la zona centrale del campo e poi ripartire. Il Real può eseguire meglio la circolazione bassa ed avere un uscita di palla più fluida. Il giocatore chiave in questa fase è Isco che si fa vedere sempre in zona palla per dare un’opzione di passaggio al compagno. La Juve non riesce a difendere ordinatamente con due linee da 4 i sovraccarichi di fascia da parte dei giocatori del Real e concede spazi tra le linee di difesa e centrocampo.

Dal 4 vs 4 in foto nasce l’azione del goal, infatti la Juve si sbilancia sul lato destro per recuperare palla. Il Real riesce a superare la metà campo e sul cambio di fascia Alex Sandro si trova in inferiorità numerica con Ronaldo e Carvajal; la rapida combinazione tra i due lascia Ronaldo libero di tirare appena dentro l’area di rigore per l’1-0 Blancos.

Il vantaggio Real è una mazzata psicologica, ma la reazione dei bianconeri è immediata. La Juve continua nel proporre il tema tattico espresso nei primi 20’, fatto di combinazioni strette e cambi di gioco per arrivare al cross. In questa fase la Juve alza pericolosamente il baricentro esponendosi a pericolose transizioni, che però il Real non riesce a convertire nello 0-2. Al 26esimo minuto un lancio di Bonucci verso la fascia sinistra trova Alex Sandro libero di crossare dal fondo, Il suo cross a centro area viene controllato di petto da Higuain che collassa su di sé le attenzioni della difesa avversaria e da palla a Mandzukic più defilato che riesce a concludere con una spettacolare girata che va a spegnersi nell’angolino alto della porta di Navas. La Juventus riesce subito a pareggiare.

Ritornati in parità entrambe le squadre cercano di imporre la loro strategia di gioco per arrivare al riposo in vantaggio. Il Real ha un maggior possesso di palla in questa fase, ma è neutralizzato dalla solidità difensiva dei bianconeri. La Juve si fa vedere più che altro con calci piazzati ed azioni manovrate, che risultano di facile lettura per il Real Madrid. È questa la fase più tattica della partita e anche quella più spezzettata nel gioco. Un primo tempo molto equilibrato si chiude col parziale di 1-1.

Secondo tempo

Il Real esce meglio dagli spogliatoi e sin dai primi minuti della ripresa ha il controllo del pallone, controllo di palla che costringe la Juventus a schiacciarsi. Kroos si abbassa sull linea difensiva e complice il mancato pressing bianconero può gestire al meglio il possesso lanciando lungo per sfruttare la profondità data da Isco e Cristiano Ronaldo. La Juve riesce a contenere bene queste situazioni, ma una volta recuperata palla non riesce a risalire il campo.

La Juve gioca in maniera più contratta nella ripresa, spesso i giocatori sull’esterno sono bloccati e non salgono a sostegno dell’azione. La manovra bianconera diventa più arida e maggiormente prevedibile, infatti i difensori del Real non fanno nessuna fatica a limitare i possessi bianconeri.

In questa situazione Higuain riceve spalle alla porta, ma né Mandzukic né Alex Sandro salgono ad accompagnare l’azione. Questa situazione si è presentata varie volte nel corso della ripresa, con Higuain costretto a difendere palla contro i due centrali senza opzioni di scarico.

Il Real nel corso dei minuti consolida il possesso e riesci più volte a scardinare lo schieramento bianconero ed a penetrare in area di rigore. In una di queste situazioni la Juve riesce ancora a liberare l’area con rimpallando una conclusione di Kroos, ma la tardiva salita della difesa lascia Casemiro libero di concludere dai 30 metri. La conclusione del brasiliano viene deviata da Khedira e batte Buffon per la seconda volta.

Ritornati in svantaggio tutti si aspettano la reazione della Juve, che però non riesce ad uscire dal pressing avversario. Una respinta di testa di Alex Sandro per servire Mandzukic è facile preda di Modric, che recuperata palla chiede l’uno-due a Carvajal e arrivato sul fondo crossa in mezzo per Ronaldo che sigla in 3-1. Questo goal mette la parola fine alle speranze di vittoria della Juventus. I bianconeri in 64’ hanno subito gli stessi goal subiti nelle altre 12 partite della competizione.

Sul cross di Modric Chiellifi fa sfilare il pallone facendolo passare davanti lo specchio di porta. Pjanic segue inizialmente Ronaldo, ma arrivato all’area piccola non lo segue più. Bonucci è a protezione del palo, ma non riesce ad anticipare Ronaldo. La Juventus queste situazioni le marca ad uomo, ma essendo che Cristiano non dava punti di riferimento a nessuno dei difensori sarebbe spettato a Pjanic il compito di seguirlo. Vista però la zona del campo e la disposizione di Bonucci e Chiellini, l’abilità di Ronaldo è stata quella di mettersi nella posizione di mezzo alle zone di competenza dei due centrali.

La partita per i bianconeri è ampiamente compromessa, nonostante ci siano quasi trenta minuti a disposizione per riaprire la gara. Allegri mette mano alla panchina, inserisce Cuadrado per Barzagli e passa al 4-2-3-1 per dare più qualità al fraseggio sulla fascia destra, quella deputata a risalire il campo attraverso passaggi o conduzioni palla. Pochi minuti dopo è la volta di Marchisio che entra per uno spento Pjanic; l’obiettivo è quello di mettere un centrocampista fresco ottimo per le letture in transizione negativa. I cambi, però non danno la scossa desiderata. Il primo tiro della Juve nella ripresa arriva al minuto 82 su un colpo di testa di Alex Sandro che sibila accanto al palo destro della porta di Keylor Navas.

Nel secondo tempo tutta la Juve ha avuto un evidente calo fisico, in particolare Dybala. L’argentino nella ripresa ha perso 3 palloni, ha effettuato 0 dribbling e 0 passaggi chiavi. Alleggri dunque opta per Lemina, un mediano che non ha particolari velleità creative, né grandi abilità nel dribbling. È un po’ la mossa della disperazione, ma anche quella della resa. Questo cambio ci fa capire quanto sia corta la panchina bianconera, soprattutto dopo l’infortunio di Pjaca. Basti vedere la panchina affianco, infatti Zidane ha abbondanza di qualità in panchina, inserendo: Bale, Asensio e Morata per i minuti finali; addirittura lasciando in panchina gente come Kovacic e James Rodriguez.

All’84esimo la situazione si complica ulteriormente, come se già non fosse disperata. Cuadrado già ammonito viene espulso per aver sfiorato appena Sergio Ramos, ma ormai la partita è persa. Gli ultimi minuti sono più un pre-festa per la panchina e i tifosi del Real Madrid. Arriva anche il quarto goal del Real, punizione eccessiva per una Juve che però non è scesa in campo nel secondo tempo.

Il triplice fischio dopo 4 minuti di recupero decreta la dodicesima Champions per il Real, la seconda consecutiva. Mai nessuno ci era riuscito da quando la coppa ha preso la denominazione di Champions League. Per la Juve non resta tanto, un’annata perfetta sporcata da un secondo tempo indegno. La settima sconfitta, la quinta consecutiva, su nove finali disputate è dura da accettare. Il Real è stato superiore nello sfruttare al meglio gli episodi che si sono presentati nel corso della partita.